
Buttati, che è morbido!
Ora, non è mia intenzione impelagarmi in spiegazioni astruse sulla veridicità storica di questa festività o parlarvi sull’adeguatezza del festeggiamento stesso. Rimane il fatto, clamoroso, che il Natale è una festa diversa da tutte le altre. È l’unica festa (se escludiamo il Capodanno per cui i motivi sono ovvi) che ha attraversato il mondo intero, che viene festeggiata, seppur in modo diverso, dal Giappone all’Isola di Pasqua (curioso, vero?), Dalla Norvegia agli Emirati Arabi. Se ci pensate questo è molto strano, il Natale è in fondo una festa religiosa, giusto?
No, sbagliato! O meglio: si può chiamare religiosa se parliamo di Dea Moneta (realmente venerata nell’antica Roma). La verità è che da un paio di secoli a questa parte, il Natale è la festa che idoleggia il buonismo, i sentimenti melassi e l’animo caritatevole, per zittire la nostra coscienza affinché ci faccia dimenticare che è “ben provato che con un'aria devota e un'azione pia inzuccheriamo lo stesso diavolo”.
Mi spiace andare contro il povero Dickens (in fondo chi sono io per farlo?), uno dei primi a fare del Natale quella festa di “pietismi” che la gente celebrerà da qui a poco, ma non ci sarà nessuno Spirito del Natale, né passato, né presente, né futuro. È anche colpa sua se appare giusto che gli Ebenezer Scrooge di oggi si appaghino di un regalino per un anno di viltà.
Ma almeno, all’epoca dello scrittore britannico il Natale si festeggiava ancora per il suo significato tradizionale. Oggi la cosa è diversa, è sono sintomatiche le parole di Bart in un vecchio episodio dei Simpson: «Anche senza regali, dobbiamo festeggiare per il vero significato del Natale: la nascita di Babbo Natale.»
Auguri? Da me non li avrete; al massimo, posso auguravi delle buone vacanze.
Il Natale lo senti da bambino, ma poi va scemando...è come l'alcol:lo senti sempre di meno...
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