mercoledì 2 novembre 2011

Vai allora. Ci sono altri mondi oltre a questo!


«E magari rileggendo questa “cosa” fra un po’ di tempo richiamerai

alla mente con piacere alcune cose che qui sono scritte.

Forse ricorderai di qualche fotomontaggio “adocchio”,

la maglietta a righe per fare gli esami, la scarpitudine di

una scarpa sciasciana, l’odore pungente dell’aglio che

non lascia le mani neanche dopo tre giorni, l’occupazione dell’ascensore,

le aule fredde del 18c, gli scherzi andati bene e quelli andati male,

l’inchino dopo un gol, una penna ergonomica da 6 euro,

il kit da poeta (questa volta lasciato a riposo), le vuote e tristi brioches

di un convegno internazionale, dedurre dai complimenti che ci si

sta provando con una ragazza. Tutto questo, magari sorseggiando

un Crodino, vantandoti con gli amici del Bar il primato di

essere il primo tesista Unical di Lele Fadda, mentre io sono solo 800..»

Mario “Gomez” Iaquinta

Inizio con le parole del sommo poeta del 18c, parole dedicate ad uno dei vostri colleghi che si è laureato durante le sedute d’Ottobre. Molti di voi ci/mi potranno accusare di fare un lavoro ad personam, e accetto quest’accusa: non posso parlare certamente di tutti, spero comunque che molti di voi possano rivedersi in quello che è il cammino di tutti.

Per me l’avventura – se poi così possiamo definirla – è finita in quel dell’Unical, per molti è o terminerà presto, mentre ci saranno altri ancora che per loro fortuna e o sfortuna resteranno fra le mura del nostro amato/odiato o indifferente Cubo 18c. Questa premessa lascia dedurre che interventi miei in questa sede ci azzeccheranno sempre di meno – sempre se è mai stato cosi, dal momento in cui non avrei più niente da scrivere, e né ne avrei voglia, visto che la voglia mi è già passata mesi orsono. Io questo blog l’avevo anche lasciato, visto quanto era degenerato, ma alla fine dei conti non potevo abbandonare il “palazzo” che io stesso avevo contribuito ad edificare. Volevo mettere in chiaro dei punti prima di andarmene: non ho condiviso alcune iniziative di questo sito, non le ho apprezzate nel momento in cui il sito è stato usato come strumento di vendetta personale, che moralmente è una cosa pessima, ma tecnicamente no, visto che è un blog aperto ciò è pienamente giustificabile. E’ un po’ come criticare Berlusconi e le sue reti, rimangono pur sempre reti private, se un servizio non si paga non c’è da lamentarsi, basta cambiare canale. La maggior parte di voi è intelligente quindi penso che al bisogno abbia cambiato canale.

L’istituzionalizzazione del blog è una cosa fattibile, poteva attuarsi quella famosa sinergia tra il Laboratorio di Filosofia del Linguaggio e la redazione di Bar18c, c’è stata anche una riunione, se ne è discusso persino nel consiglio di facoltà, quindi la cosa è stata seriamente valutata. C'è però un problema di fondo: l’inizio di Bar18c nel mondo Unical coincide con la fine dell’Unical per chi ha creato il blog. Il nocciolo è il seguente: se gli ultimi rimasti riusciranno a diffondere “La parola di Bar18c” allora è probabile che arrivi qualcuno a riprendere il mano le redini del sito, altrimenti il blog rimarrà a vagare per l’etere, magari rinascendo in futuro con altri nomi, ma con lo stesso spirito (o magari con uno migliore). Se ci sarà un seguito spero solo che chi verrà dopo farà un lavoro ancor meglio del nostro.

Fino ad ora sono stato noioso, avrò fatto ridere chi è abituato a prenderci in giro, a sputtanarci e ad accusarci, ma pazienza, tutti hanno nemici figuratevi noi con tutti gli sbagli che abbiamo fatto.

Per quanto riguarda me, personalmente ero titubante, non sapevo se scrivere o no, ma cosa dovrebbe vincolarmi dal scrivere sul mio blog? So e spero che chiunque abbia avuto a che fare con me in questi tre anni leggerà ciò che scrivo.

Avete presente quando nelle classiche commedie americane prima dei titoli di coda si vede il futuro dei protagonisti? Beh, mi sarebbe piaciuto fare una cosa del genere magari mettendo come sottofondo musicale Don’t You dei Simple Minds ( http://www.youtube.com/watch?v=jpc7TBhilFI ) ma non è assolutamente il caso di farlo. Sono passati tre anni, e i miei sono stati anomali, alti e bassi, sono stato amico di molti e nemico di pochi, sono sbarcato in vari lidi e ho vissuto vite diverse in gruppi diversi. Sono stato vittima e carnefice, soggetto a pregiudizi che si sono consolidati nel corso del tempo, sono stato additato e accusato di tante cose, accuse a vere e altre false. Il tempo è andato, il mondo è andato avanti, io sono andato avanti, ho affrontato le avversità e mi sono realizzato al massimo.

Perdonatemi se sono stato eccessivamente personale, ma almeno non ho messo una mia foto di quando mi sono laureato, paraculata che si è concesso solo un mio collega/ex collega, ma nel suo caso era dovuto farlo.

Immagino le vostre reazioni quando leggerete, lo sconosciuto dirà: “Chi ca**o è questo?” Il Prof. medio neanche lo leggerà e il collega "della porta accanto" dirà: “Ecco che si autocelebra!” Altri ancora diranno: “Per l’ennesima volta vorrà pulirsi la coscienza!” E infine qualcuno dirà: “Guà che minchia, guà che minchia!”

Volevo e ci tenevo ad informarvi che per ogni buona volta che ho chiesto scusa, non l’ho fatto né per la pace e né per lavarmi la coscienza, non credo nella coscienza e non ho bisogno di falsi perbenismi: qualche volta siate più ponderanti quando pensate agli altri, non basatevi su ciò che dicono tutti, a volte si chiede scusa anche solo perché ci sentiamo di farlo!

Vorrei salutare tutti, ma proprio tutti, di persona in persona, dire qualcosa di ognuno nel bene e nel male, ma non lo farò, tutti voi sapete come contattarmi, se volete parlarmi lo possiamo fare a quattrocchi o comunque almeno via facebook ;-)

Auguro buona fortuna a tutti i dottori di primo livello e a chi ci ancora deve oltrepassare questo traguardo!

Cali il sipario (almeno su di me)

S.G.


«Ecco, finisce qui. Ma come ogni fine, questo momento

è il seme di un nuovo inizio: nuova esperienza con nuove

persone, e in mezzo a noi tempo e chilometri a scavare

un abisso profondo. Ma la lontananza non importa,

perché in fondo la vita è una questione di εὐδαιμονία

(eudaimonìa) e io te ne auguro tanta.»

Mario “Gomez” Iaquinta

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