Il consiglio di Sciascia
Dopo “la lunga notte dei coltelli” torniamo a parlare d’altro, che forse è il miglior modo di stemperare gli animi. Forse sono uno dei pochi ad averlo fatto, ma ho comprato i romanzi di Sciascia suggeritici dal prof ed ho cominciato a leggerli. Ho terminato “Il Consiglio d’Egitto” e sono quasi alla fine di “Todo Modo”.
Questi due romanzi hanno il pregio non occupare molto tempo nella lettura (se uno è abituato ai mattonazzi di Follett ed Eco questi se li “cala” come un’Aspirina), ma il difetto, se così si può chiamare, che sono stati scritti da Sciascia; mi spiego meglio:
Sciascia, come ci è stato spiegato molto bene, inserisce di tanto in tanto termini dialettali siciliani, che non facilitano la comprensione ad una prima lettura, ma potete segnarvi i termini che non conoscete per cercarli su Google; inoltre, di tanto in tanto Sciascia si lascia andare a giri di parole che non sempre sono chiarissimi se non si legge il romanzo con un occhio attento.
Inoltre, “Todo Modo” ha un difetto che non posso perdonargli: non è diviso in capitoli, il che permette una fruizione più organica ma anche meno “organizzata”. Fra i due, sarà per la mia passione per i riferimenti storici, ho preferito “Il Consiglio”: come ogni romanzo che si rispetti, qualcuno muore. E poi, ho rincontrato un elemento già visto col Mitico Cozz… no, purtroppo non è Onorato III Gaetani Conte di Fondi, ma ci siamo andati abbastanza vicini: si fa riferimento al Tribunale della Vicaria. In fondo, siamo pur sempre nel Regno di Napoli.
Probabilmente non lo vedremo alle proiezioni fantozziane organizzate al corso, ma voglio salutarvi con una scena tratta da “Il giorno della civetta”. Se vi state chiedendo, come ho fatto io per anni, il perché di questo titolo, vi posso dire questo: è una citazione di Shakespeare, dall’Enrico VI “Come la civetta, quando di giorno compare”.
http://www.youtube.com/watch?v=jgDq2qPVgzI
Mario Ia5
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