sabato 13 novembre 2010

CI VEDIAMO DA MARIO - 4



“Giustizia mosse il mio alto fattore;

fecemi la divina podestate,

la somma sapïenza e ’l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.”

 

Credo che tutti  avrete immediatamente riconosciuto i versi. In questi giorni il Bar si è dedicato ad un nostro amato ed invidiato collega, il vate del primo banco: Raffaele Galiero, “Ab Aeterno”, titolo di un episodio di quel telefilm infimo che tutti voi amate, ma che ben si ricollega anche ai versi del Sommo. Forse ridedicargli le rime d’introduzione sarà pure un bel gesto, ma se ricordate dal liceo (come ama ripetere una nostra prof, dando per scontato che abbiamo tutti frequentato le scuole nobili) dove stavano scritte quelle parole, forse...

Ci scherziamo tutti sull’età di Raffaele, ed a ben donde. La risposta migliore la dà sempre il diretto interessato: “Io almeno ci sono arrivato”, seguita immediatamente da un furente gesto apotropaico degli astanti. Sì, è vero, i fatti che ci racconta Cozzetto lui li ha vissuti in prima persona, ma non è poi tanto vecchio. Per esempio, Pulcinella lo è di più...

Benché io non sia di natura molto socievole, ho avuto modo di sviluppare con lui un rapporto sincero, grazie a diversi punti di contatto. Innanzi tutto abbiamo lo stesso diploma, e vi stupisco rivelando un segreto: ho preso un voto migliore del suo.

Amiamo entrambi la poesia, arte in cui ci dilettiamo con risultati diversi (inutile dire chi riesca meglio). Una volta ha provato a convincermi di scrivere in dialetto: spiegategli che il cosentino non è bello come il napoletano.

Conduciamo insieme a PonteRadio il programma meno seguito dell’emittente, ma ci divertiamo un mondo a farlo: si tratta de “Il Mitomane”, e se avrete un giorno la pazienza di seguirci...

Raffaele (sono l’unico a chiamarlo così) è indubbiamente un personaggio del nostro corso con cui tutti, bene o male, abbiamo dovuto confrontarci almeno una volta. E il fatto che sia, come giustamente sottolineato nel video dalla suadente voce della brava intervistatrice, il più rispettato non è un caso. Non è solo dovuto ai capelli bianchi che vanno man mano a diradare, ma soprattutto ad un modo di porsi autoironico ed aperto. Da una persona di quell’età a prima vista ci si aspetterebbe un comportamento diverso, ma fortunatamente lui non è così, dunque ci spiazza e ci conquista.

Avrete sicuramente notato la quasi totale assenza di ironia in questo scritto, ma per una volta val la pena essere sinceri, almeno con chi se lo merita.

Aprendo con dei versi, non mi resta che chiudere in maniera simile (non me ne vogliano gli altri, non voglio offendere nessuno):

“Per fortuna che al braccio speciale

c’è un uomo geniale che parla co’ me.

Tutto il giorno con quattro infamoni,

briganti, papponi, cornuti e lacchè,

tutte l’ore cò ‘sta fetenzia

che sputa minaccia e s’à piglia cò me,

ma alla fine m’assetto papale,

mi sbottono e mi leggo ‘o giornale,

mi consiglio con don Raffae’,

mi spiega che pensa e bevimm’ò cafè.”

Rigorosamente della macchinetta.

 

Mario Ia5

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