lunedì 8 novembre 2010

CI VEDIAMO DA MARIO - 3


C’era una volta il West(ern)

Che Sergio Leone mi perdoni per ciò che sto per dire. Ieri è andata in onda l’ennesima puntata di “Terra Ribelle”, più che una fiction si tratta di un esperimento filmico (andato male). Le figure di cow-boy e pistoleri animano la fantasia di tutti, da quando irruppero sulla scena una calda e triste estate del ’66 grazie a “Il buono, il brutto e il cattivo”. Ma naturalmente una fiction italiana non poteva ambientare l’epica del West in terra d’oltreoceano, serviva un escamotage. Ne hanno trovato uno fantastico, che farebbe impallidire Asimov (ed anche il poco conosciuto Philip K. Dick): Colorado Springs si sposta in Maremma... Beh, se lo avessero ambientato in terra calabra non avremmo i “butteri” ma dei molto meno seducenti “vaccari”. Chiunque sia dotato di un minimo di cervello non può che sorridere (almeno) di questa traslazione ardita. Ma il tocco d’artista è un altro...

Affidare la regia a Cinzia TH Torrini; non chiedetemi quale sia il senso del “TH” perché lo sa solo lei. Questa scelta comporta una miscela di fattori veramente esplosiva (nel senso cattivo del termine); “Terra Ribelle” diventa l’upgrade di “Elisa di Rivombrosa” (sempre della Torrini), di cui mantiene, ahinoi, gli elementi che portarono al successo quella fiction: un protagonista bello, intelligente e scaltro (un uomo così, le donne lo sanno bene, in natura non può, per questioni genetiche, esistere), un amore apparentemente impossibile per differenze sociali ed un cattivo che sia figo almeno quanto il buono. Quelli che hanno visto entrambe le produzioni ci facciano caso...

Il prodotto finale è quindi una “boiata” (mai termine fu più adatto, vista la presenza dei butteri) che ricalca in parte le ambientazioni, con tanto di banditi con fazzolezzo al collo, degli spaghetti-western di serie B tipo “Vado, l’ammazzo e torno”; personaggi e situazioni di “Rivombrosa” e temi e aspetti sociali di una telenovelas argentina in stile “Terra Nostra”. Il cocktail è servito, agitato non mescolato. Attenzione, è un whisky spacca-budella.

 “C’era una volta il West”, che per me è morto con “...continuavano a chiamarlo Trinità”; al limite, mi posso spingere fino a “Ritorno al Futuro – parte III”.

Mario Ia5

 

P.S. Naturalmente non dovrebbero offendersi coloro che seguono o si sono appassionati a questa fiction; vederla non implica necessariamente che siate dei decerebrati (io amo “Scrubs” e “Coliandro”, mica vi posso giudicare...), mi limito ad esprimere un giudizio del tutto personale su quello che reputo uno spreco di soldi da parte della RAI, che potrebbe investire il danaro in modo migliore, magari facendo altri episodi di Coliandro.

P.P.S In verità, l’unico obiettivo di questo scritto è quello di farmi notare sperando di andare a “TV Talk”, dal professor Simonelli. Farmi pagare per guardare la TV tutto il giorno dev’essere un lavoro altamente soddisfacente...

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